martedì 10 gennaio 2012

il problema formidabile della scuola


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Ma anche accettando che la cultura tecnoscientifica
possegga doti taumaturgiche nei confronti della società,
resta il problema di come impartirla: e si arriva al proble-
ma formidabile della scuola. La crisi della scuola scaturi-
sce da tre fattori principali, tutti riconducibili allo svilup-
po della tecnologia: in primo luogo docenti e discenti
non riescono più a comunicare tra loro, perché il divario
generazionale sottende un divario di organizzazione cere-
brale dovuto alle diverse esperienze neonatali e infantili.
Secondo: da luogo unico (e protetto) di trasmissione del
sapere, la scuola subisce sempre più la concorrenza di al-
tre fonti di conoscenza, diffuse e informali, ma potenti (la
televisione, internet"), che operano in modi più accatti-
vanti e meno sistematici, Infine ci sono i rapporti tra la
scuola e il resto della società. In un’epoca dominata dal-
l'economia e dal mercato, la società tende a subordinare
a sé la scuola, che dovrebbe rinunciare alle sue pretese di
indipendenza culturale per limitarsi a preparare (a fabbri-
care) persone adatte a inserirsi nel processo produttivo.
Di fronte a questa imposizione, la scuola si trova in un
doppio vincolo o si adegua e diventa una cinghia di tra-
smissione della produzione, ma allora e destinata a spari-
re perché le singole aziende possono preparare i propri
tecnici assai meglio di una scuola pubblica a largo spet-
tro; oppure cerca di mantenere la propria autonomia, no-
nostante e contro la società che la circonda e, non dimen-
tichiamolo, la finanzia: ma anche in questo caso è desti-
nata alla sconfitta, perché nessuna società basata sull’utile
continuerebbe a investire in un ente improduttivo e po-
tenzialmente critico.


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Nonostante le resistenze, dovute alla funzione tradizio-
nale della scuola, organo di riproduzione (dell’élite) della
società e perciò estremamente consevatrice, la tendenza
attuale sembra essere quella di piegare la scuola alle esigen-
ze economiche e produttive. E' probabile che questa
tendenza contribuisca a un’accelerazione delle caratteristi-
che più omologanti della nostra realtà: del resto la tenden-
za all’omologazione è implicita nell’attività scientifica e tec-
nica, in cui la selezione delle idee e dei prodotti (specie se
avviene su scala mondiale) porta al rapido trionfo del pen-
siero unico o del prodotto unico.
Filosofi, artisti e letterati saranno pure, come sostiene
Snow, supponenti, litigiosi e ignoranti di scienza, ma forse
(dico tre volte forse) possono rappresentare un antidoto
minimo all’omologazione. Di fronte alla vastita e comples-
sità del mondo dato, gli umani hanno sempre cercato di
ricostruire la realtà, o una sua parte, per creare un ambien-
te più semplice e a loro misura. Per compiere questa rico-
struzione, sono sempre ricorsi agli strumenti e ai linguaggi
dell’arte, del mito, della poesia, della scienza e della tecno-
logia. L’uomo ricostruisce il mondo secondo criteri di eco-
nomia o addirittura di sopravvivenza. Questi criteri porte-
rebbero facilmente all’uniformità: l’operare artistico o poe-
tico contiene invece forti componenti soggettive, opera in
base ad esigenze emotive, espressive, etiche ed estetiche e
a bisogni spirituali e simbolici che non si possono ricon-
durre facilmente a motivazioni mareriali o economiche.
l'artista ha bisogno di esprimere la sofferenza, l’amore, la
bellezza, il mistero della vita, la terribile realtà della nascita
e della morte. Questo filtro soggettivo opera contro l’omo-
logazione.



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