sabato 7 aprile 2012

il freinet analogico e digitale


il freinet analogico 
...alla luce della teoria del potere e sapere disciplinare elaborata da Michel Foucault (1926-1984). 
Attraverso le sue ricerche sulla nascita del carce­re e sulle norme di controllo della sessualità, Mi­chel Foucault vede delinearsi forme locali e isti­tuzionali di esercizio del potere, differenti dal po­tere esercitato dallo Stato. Si tratta di poteri mo­lecolari e periferici che, benché articolati con l'ap­parato statale, non sono stati del tutto assorbiti. 
Foucault identifica questo tipo di potere col pote­re disciplinare. 
La disciplina distribuisce gli individui nello spazio, stabilisce i meccanismi di controllo dell'attività, programma l'evoluzione dei processi e articola col­lettivamente le attività individuali. Utilizza mezzi coercitivi quali la vigilanza, le sanzioni e gli esami (cf. Foucault 1977). 

La distribuzione degli individui nello spazio, me­diante il recinto, l'inquadramento, la fila, crea un'immagine reale e ideale che permette di iden­tificare, classificare, controllare gli individui. Que­sto quadro d'insieme diviene un processo cogniti­vo perché permette di potere classificare e verifi­care relazioni. È una tecnica di potere perché per­mette di controllare insieme più individui. 
Il controllo delle attività avviene mediante l'orga­nizzazione oraria che sollecita gli individui a im­pegnarsi e a portare a termine in un tempo deter­minato quanto è stato programmato. 
Oltre ciò, per ottenere maggiore efficacia e rapi­dità, la disciplina impone una relazione tra gesto e attitudine globale del corpo, così come tra gesto e scopo. Tale efficienza aumenta nella misura in cui questa manovra rispetta e ingloba le esigenze e il comportamento naturale del corpo. 
Oltre che delimitare lo spazio, suddividere e ricom­porre le attività, la disciplina capitalizza il tempo e le energie degli individui in modo da essere pas­sibili di utilizzazione e di controllo. E tutto ciò me­diante quattro fasi: divisione della durata in seg­menti, organizzazione di sequenze, conclusione di ciascun segmento in una prova, definizione di tem­pi differenziati. 

I meccanismi che garantiscono lo sviluppo evolu­tivo dell'individuo si basano sull'esercizio. 
Le istituzioni disciplinari inoltre rendono gli indi­vidui simili a un apparecchio efficiente all'interno del quale ognuno diventa un elemento collegato agli altri elementi. Così la sequenza temporale di ognuno deve concordarsi al tempo degli altri per far sì che le forze individuali vengano sfruttate al massimo e utilizzate per un risultato ottimale. In­fine questo meticoloso ingranaggio esige un siste­ma preciso di comando basato su segnali definiti che immediatamente determinano il comporta­mento voluto. Tali processi configurano una stra­tegia precisa. 
La disciplina si realizza inoltre nell'insieme di mec­canismi che organizzano lo spazio, scompone e ri­compone le attività per adeguare i gesti alle atti­tudini e agli scopi, definisce la seriazione delle ope­razioni e la concentrazione di energie, riunisce le forze individuali sotto un comando centralizzato. Il successo e il funzionamento del potere discipli­nare dipende dall'uso di semplici strumenti come lo sguardo gerarchico, la sanzione normalizzatrice e la sua combinazione in un procedimento che gli è specifico, l'esame (cf. Foucault, 1977). Questi procedimenti costituiscono la forma del po­tere disciplinare che caratterizza la struttura e il funzionamento delle istituzioni che prendono vita a partire dal 17° secolo: come la fabbrica, la ca­serma, l'ospedale, l'ospizio, il carcere e, in modo particolare, la scuola. E, malgrado i tentativi di riforma avutesi negli ultimi secoli, queste istitu­zioni tendono a riprodurre gli stessi meccanismi che si tenta di superare. Ripropongono relazioni,gerarchiche e disciplinari nel gioco di forze stabi­lito all'interno delle istituzioni, per formare indi­vidui docili e produttivi. 


Tuttavia le esperiénze di Freinet indicano, anche se in scala ridotta, elementi di un nuovo tipo di organizzazione, di carattere anti-disciplinare, nel­l'ambito dell'educazione scolastica. 
Freinet si contrappone in maniera decisa alla di­sciplina formale della scuola tradizionale. Difen­de una "nuova" disciplina, un nuovo tipo di or­ganizzazione, più razionale e umano che reagisce contro i meccanismi del potere disciplinare deli­neati da Foucault. 
La teoria di Foucault ci fa capire quanto la pro­posta di Freinet punti verso forme di organiz­zazione che spazzano i meccanismi disciplinari, nella misura in cui prospetta la formazione di per­sone produttive (così come il potere disciplinare) ma più creative (contrariamente al potere disci­plinare che condiziona gli individui alla sotto­missione). 
L'organizzazione disciplinare dello spazio (attra­verso il recinto, il quadrato, la fila che trasforma­no il collettivo in un quadro vivo totalmente os­servabile e controllabile) si identifica nell'audito­rium-scriptorum della scuola tradizionale. Contro questo modello di funzionamento della scuola, Freinet ipotizza una scuola come officina di lavo­ro, allo stesso tempo collettivo e specialistico che implica una nuova struttura architettonica. In que­sta è prioritario l'ambiente naturale intorno al qua­le si articolano gli spazi, dove la sala comune per i lavori collettivi, è articolata in officine specializ­zate interne ed esterne. In questo spazio scolasti­co, il controllo delle attività è gestito da gruppi di alunni funzionalmente ai propri interessi e piani di lavoro, sovvertendo in tal modo il meccanismo di vigilanza gerarchica. 
Anche il controllo disciplinare delle attività, ba­sato sull'orario e sull' esercizio, è superato nella mi­sura in cui si offre agli studenti possibilità di lavoro creativo e libero, scelto in base agli interessi e ai ritmi personali, all'interno delle necessità comu­nitarie (Freinet 1973). 
Il superamento della pratica dell' esercizio discipli­nare (che capitalizza e classifica le energie dell'in­dividuo in modo tale che siano utilizzabili e con­trollabili), così come dell'organizzazione strategi­ca della scuola come un meccanismo (per cui le at­tività individuali rispondono a comandi automati­ci), può essere visualizzato nel lavoro pedagogico che Freinet definisce come complessi di interes­si. Questi sono suscitati dai contatti diretti con l'ambiente naturale, attraverso i laboratori per quanto riguarda la scuola e la conoscenza speri­mentale per quanto riguarda gli alunni. Tra le nu­merose motivazioni vitali, gli studenti sceglieranno di lavorare su alcuni elementi collegandosi con i compagni, così come Freinet propone, per esem­pio, nella realizzazione di un giornale (Freinet, 1973). 
Le energie, infine, saranno capitalizzate in ciascu­no e nei lavori realizzati, non secondo un proces­so seriale, classificatorio, gerarchizzante. L'arti­colazione collettiva è costruita non in modo auto­matico, ma integrando e valorizzando creativa­mente le peculiarità di ognuno. Secondo questo procedimento è possibile formare persone economamente produttive, ma anche politicamente ca­paci di autonomia personale e collettiva. 

il freinet digitale
In questo contesto pedagogico, la vigilanza panop­tica (per cui chi esercita il controllo osserva e con­trolla senza essere controllato) è sostituita dalla pratica dell'osservazione e discussione partecipa­tiva. La punizione sostituita dalla critica colletti­va, dal riconoscimento dell'errore, dal sentimen­to comunitario e dal desiderio di migliorare, ele­menti che risultanto più efficaci nel correggere gli errori e nello stimolare all'azione. Il sistema degli esami tende ad essere sostituito da un procedi­mento di stima e auto-stima evitando in tal modo la classificazione, la competizione e la sottomissio­ne (Freinet, 1973). 
Nelle proposte pedagogiche che emergono dalla pratica di Freinet possiamo individuare il confron­to con i meccanismi disciplinari nel tentativo di promuovere processi creativi e produttivi di educazione scolastica. Tuttavia questi non si riduco­no a un insieme di tecniche e metodi pedagogici innovatori alla serie applicata nella scuola. Né si contrappongono ai meccanismi disciplinari, presi singolarmente. Alla stessa maniera non si confi­gurano come una proposta di scuola-nuova, in op­posizione all'educazione tradizionale. 

Quello che Freinet presenta come proposte di ri­forma della scuola, intesa come adeguamento al­le nuove esigenze della società moderna e dello svi­luppo personale, è più che un insieme di procedi­menti innovativi della scuola. Sono indicati ele­menti di un'altra dimensione del gioco di forze che è alla base della società di tipo disciplinare e della resistenza al potere disciplinare che attraversa non soltanto la scuola ma tutte le istituzioni so­ciali nate nella società industriale capitalista e bu­rocratica. 
Come conseguenza, la sovversione dei meccanismi disciplinari di organizzazione spaziale, del controllo delle attività, di programmazione e articolazione dei lavori, così come i tentativi di modificazione dei meccanismi di vigilanza, punizione e esame, sono espressione di un'altra correlazione di forze che si stabilisce nei gruppi e movimenti sociali, pro­ducendo nuovi meccànismi che sostengono queste nuove relazioni.

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