sabato 17 novembre 2012

e come allora?

note 
(1) [la lezionele parole non sono più concepite illusoriamente come semplici strumenti, e come allora? esse sono lanciate come dei proiettili, delle esplosioni, delle vibrazioni, delle macchinerie, dei sapori 
(2) /walter-j-ong It is difficult / to get the news from poems daccordo, ma ... possiamo provare. Per non rimanere senza parole nell'ineffabile o annegare nell'insignificanza della routine quotidiana.
(3) [Mauro PalmaLa scuola ha bisogno di far cogliere la complessità dei processi e dei problemi e non di educare all'artificiosa complicazione: deve perciò aprirsi alle diversità dei soggetti e delle loro espressioni, fornendo strumenti per ricomporle in una solida struttura conoscitiva.   [Mario BarraIo, laureato bene in matematica, ho capito pienamente le affinità soltanto con gli studenti di terza media delle classi di Emma. L'università, con il suo purismo, schizofrenico, almeno dal punto di vista didattico, evita di fornire un collegamento fra realtà e teoria, utile per costruire un'immagine e collegarci a quanto già conosciamo. [ Walter Maraschini ] nella Scuola, nell'Educazione degli Adulti, si sono misurati in trent'anni migliaia di insegnanti, centinaia di migliaia di uomini e donne adulti di ogni condizione sociale e di ogni nazionalità hanno praticato il diritto di cittadinanza attiva nella scuola 
(4) [Giuseppe O. LongoQuesti criteri porterebbero facilmente all’uniformità: l’operare artistico o poetico contiene invece forti componenti soggettive, opera in base ad esigenze emotive, espressive, etiche ed estetiche e a bisogni spirituali e simbolici che non si possono ricondurre facilmente a motivazioni mareriali o economiche. L'artista ha bisogno di esprimere la sofferenza, l’amore, la bellezza, il mistero della vita, la terribile realtà della nascita e della morte. Questo filtro soggettivo opera contro l’omologazione. 
 [5] [emmacastelnuovo]  In questi "compo­nimenti di matematica" che i ragazzi scrivono con grande piace­re, leggeremo sempre cose interessantissime: ci rivelano, spesso, non solo delle facoltà ragionative ancora legate al gesto e alla manipolazione del materiale, ma anche una fantasia e un'aper­tura mentale che - oserei dire - possono essere di aiuto per un'indagine psicologica.  



La cosa patetica della scuola, primaria e secondaria (anzi terziaria visto che è fuorigioco), è quel precoce specialismo che finge l'acquisizione rigorosa di tecniche nelle discipline impartite. Anche alle primarie elementari, mi dicono, per la moltiplicazione dei pani e dei posti agli insegnanti, c'è il maestro matematico, no? tale da scongiurare sul nascere qualsiasi deviazione dalla retta via dritta.
Questo proprio nella scuola che aveva, se ricordo bene, il metodo globale di apprendimento della lingua nelle prime classi, diffuso praticamente in modo omogeneo ovunque sul territorio nazionale, e che ci faceva primi al mondo nella classifica relativa. Era in pratica l'unica forma di eccellenza di didattica a livello di massa, applicata prima che teorizzata: e funzionante!  
Non si capisce perchè, se funziona, il metodo globale della scienza di Emma Castelnuovo e di mastro Freinet, per esempio, non debba mischiarsi inserirsi coerentemente nella strada tracciata da una lingua pronta a meticciarsi per esprimere tutto il mondo nel suo insieme, ad un tempo.



E' evidente comunque, a sentire insegnanti non sospetti in tempi molto sospetti, che lo specialismo non dovrebbe intervenire neanche nei primi anni delle scuole universitarie - magari da introdurre nel terzo anno della laurea triennale ma cum grano salis..
 Mario Barra dice che ha capito finalmente ascoltando Emma (Castelnuovo) quel che all'università all'istituto di matematica (Guido Castelnuovo) gli rimaneva oscuro e misterioso [ (3) l'università...evita di fornire...costruire un'immagine e collegarci a quanto già conosciamo]; un altro primo della classe, Mauro Palma (3), i patti dovrebbero essere chiari... è un esempio negativo la prova di matematica assegnata all'ultima maturità scientifica...obsoleta e inutilmente complicata; e così pure Walter Maraschini (3) per il famigerato scuola-mondo del lavoro. E infine il mitico Giuseppe O. Longo (4) del resto la tendenza all’omologazione è implicita nell’attività scientifica e tecnica, in cui la selezione delle idee e dei prodotti (specie se avviene su scala mondiale) porta al rapido trionfo del pensiero unico o del prodotto unico.


 Ed ora non ditemi che ho esagerato. Lo specialismo ed il confezionamento esasperato, certo, sono ben dentro questa società, ma ciò non implica che ne siano il fine, nè tanto meno il mezzo necessario: anzi, sono le forme tipiche della prima società complessa, ma ora possono e devono essere proprio le wrong way della società digitale che ci libera dall'omologazione e dal conformismo scolastico dilagante ben fuori degli edifici scolastici e delle istituzioni.
Mai prima d'ora, prima del digitale, era stato possibile pensare concretamente ad un mondo che ci rassomigli, unici tra altri unici come noi, e diversi insieme.

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