venerdì 1 marzo 2013

[Numeri di serie] in geometria analitica mi sento tranquillo

Atti Convegno "EMMATEMATICA" - 26 Ottobre 2001 EDIFIR Edizioni Firenze

    Ora, con questi ospiti universitari, avevo un aiuto per organizzare un’esposizione. E la prima volta di questa esperienza eccezionale è stata nel 1971. I miei quattro giovani universitari erano: Lucilla, Daniela, Fulvia, Raimondo. E’ assieme a loro che decido fin dall’autunno del 1970 di organizzare un’esposizione da tenersi a maggio “71.
   Parlo di questa idea nelle varie classi , dicendo che ci saremmo riuniti, a gruppi, due tre volte nel pomeriggio, ma che la partecipazione era facoltativa. E così, d’accordo con il bidello che abitava nello stesso edificio della scuola, il portone si apriva alle quattro per qualche minuto per fare entrare; veniva poi riaperto dopo due ore per l’uscita.
C’erano dei ragazzi che venivano da lontano…”Che fai - mi ha detto mamma -Ti strozzerai a mangiare così in fretta!” Io ho detto:”che importa? Pensa, oggi c’è matematica!” Così Massimo di 11 anni. Così tutti.
Si colgono, davanti al portone, questi dialoghi:”te, dove vai? Io vado a “quadrighe”, da Fulvia; io faccio “probabilità” con Daniela; io….”. In quell’anno c’era, come spesso accade, un ragazzo con qualche problema psichico, per cui mi sono trovata a lavorare con uno psichiatra.Quando si tratta di scegliere l’argomento da portare all’Esposizione, ognuno era libero nella scelta, quel ragazzo dice: “io voglio stare in un gruppo che fa qualcosa di geometria analitica”.Lo psichiatra gli dice:” ma perché sceglie un argomento cosi difficile?” “Perché - gli risponde – io in geometria analitica mi sento tranquillo; so dove tenermi”.Ecco il valore di un indagine psicologica che può avere un esposizione.


Alla fine di quest’anno scolastico una cinquantina di ragazzi è stata inviata ad esporre a Milano, presso l’OPPI (Opera Preparazione Professionale Insegnanti). Siamo andati in pullman , e sono venuti anche quattro studenti universitari. Era bello: si notava, in quel viaggio il diverso ambiente sociale dei ragazzi: qualcuno non era mai uscito da Roma, altri erano andati anche all’estero. Allora, nel lungo viaggio, li ho conosciuti veramente.


Sono loro che hanno scritto quel libro “Documenti di un esposizione di matematica”, titolo a cui hanno voluto aggiungere “ da bambini a uomini ”.

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